giovedì 31 dicembre 2015

La diga di Hoover per arrivare al Bryce Canyon




Si parte da Las Vegas, ma prima altra piccola capatina al centro commerciale per fare gli ultimi super affari. Il viaggio si dimostra sempre piacevole, si cammina bene. Però all'ultimo momento decidiamo di fare una piccola deviazione, che ci  porterà, visti i tempi ristretti, a saltare la la visita allo Zion Park. Peccato, ma alla fine si devono fare delle scelte. La deviazione è verso la Diga di Hoover o Hoover Dam. E' molto suggestivo l'arrivo alla diga, in quanto si vedono pali di alta tensione e centrali elettriche, sistemate in maniera molto particolare. Nel momento della sua costruzione, divenne la piu grossa centrale idroelettrica del paese. E' situata al confine tra Arizona e Nevada. Infatti qui c'è anche un cambio di fuso orario e gli orologi che ti mettono al corrente di questa variazione. Comunque l'entrata della diga è dalla parte del Nevada. Le quattro torri nella foto, sono le intake towers, alte ben 103 metri e con una circonferenza di 38. Una targa in ringraziamento di Anson Smith, praticamente il padre fondatore di questa importantissima diga, è posta a uno dei due ingressi del ponte.Ora riprende il nostra cammino verso il Bryce Canyon, ma ancora avevamo la certezza di vedere anche lo Zion. Purtroppo il tempo meteo ha rallentato il nostra camminare con la macchina. Infatti in lontananza vedevamo un temporale molto importante in avvicinamento. Per un pò siamo riusciti a schivarlo, ma alla fine ne siamo stati parte integrante. Ci sono stati momenti in cui l'attenzione di guida è stata ai massimi livelli e soprattutto, dato che eravamo al volgere della giornata, anche la stanchezza ha fatto la sua parte.Alla fine siamo riusciti ad arrivare al nostro albergo. E il giorno dopo, con il sole, a visitare uno dei più bei parchi in assoluto. Con dei colori che ti rimangono dentro. Con una organizzazione e un rispetto della natura che fai fatica a non ammirare.


Questo è uno dei panorami da togliere il fiato


Poi ci sono i colori, sembra che siano finti per quanto sono belli
E poi, all'arte della natura, si unisce la bellezza. Ora ci troviamo nello stato dello Utah.
M aldilà delle battute, questo è un luogo assolutamente da vedere, anche perchè è molto semplice da visitare e rientra nella famosa carta dei parchi, già usata in  precedenza. Cioè 80 dollari per visitarne tantissimi, altrimenti il singolo ingresso va dai 20 ai 40 dollari.

lunedì 21 dicembre 2015

Enoteca Colombo - Via Cesare Federici, 9 - Roma

Che dite, ci vogliamo vedere prima di natale? Ma si, siamo i soliti noti. Dovremmo essere quattro, ma alla fine le preferenze calcistiche la hanno vinta sulla serata enoculinaria. Mi metto alla ricerca di qualcosa di interessante dalla parti della Montagnola o quartiere Ardeatino. Dopo un accurato studio dei locali della zona, non posso che proporre due soluzioni. Alla fine, dato che una già la avevamo assaggiata, optiamo per la nuova. E devo dire che l'Enoteca Colombo è andata alla grande. E' scattata la famosa scintilla. Ricorda un pò un bistrot di Parigi. Il locale è a dimensione umana. Come al solito, anche se abita a poche centinaia di metri, arriviamo prima noi, l'altro è Alfredo. Io e Alfio ci accomodiamo e iniziamo a guardare le bottiglie all'interno dell'enoteca. Tutto molto interessante. Direi notevoli anche i distillati. Da sottolineare che è affiliata Bernabei, una garanzia. Su una parete con una grande lavagna, sono esposti i piatti, che poi si trovano anche nel menù. Nel frattempo scegliamo il vino direttamente tra quelli esposti per la vendita, un Valpolicella Classico Platonico 2014. Nella mia personale valutazione 4 stelle su 5. Direi buono. Avanza anche la fame, così decidiamo di ordinare, oltre la bottiglia, anche verdurine fritte e patatine tipo cric croc. Molto buoni i fritti e presentati dentro cestini. Arriva anche il ritardatario cronico, cosi possiamo scegliere i piatti. Alfio prende gnocchi con speck e carciofi, mentre Roberto ed io andiamo sull'amatriciana con anduja. E qui, come al solito, sorge l'annoso problema della cipolla, che ci accompagnato anche nella nostra vacanza germano/polacca. Roberto è allergico a livello di stirarci le zampe. Al che il titolare, se lo è guardato un pò meravigliato, dichiarando con giustezza, che l'amatriciana non contempla la cipolla. Però per avere ulteriore conferma, chiede al cuoco, che nega qualsiasi presenza di cipolla. Come non ce ne è nella strepitosa parmigiana di melanzane con pesto di pistacchio. Ne prendiamo due e ci mangiamo in tre. Roberto evita anche il lavaggio del piatto, scarpetta che toglie qualsiasi macchia di sugo. 
L'amatriciana con l'anduja è stata veramente notevole, infatti abbiamo fatto i complimenti al cuoco. Anche Alfredo è rimasto entusiasta del suo piatto.
Ambiente veramente soft, ideale per un aperitivo, ma alla grande anche per una cena.
Alla fine una buona grappa morbida ha chiuso la serata.
prezzo molto buono, se non ricordo male 25 euro a testa.
Solo un piccolo appunto, ma dovuto solo al fatto che non rientra nella cultura italiana, capire  che il prezzo del vino da asporto, non può essere uguale a quello che viene servito al tavolo. Forse basterebbe mettere un doppio prezzo e l'eventuale equivoco sarebbe risolto.
Prima di andare via, breve giro tra i distillati e ecco apparire il famoso whisky 8 years old Nikka, giapponese e campione del mondo. Incredibile.
Questa era solo una piccola digressione e soprattutto la perfetta conclusione di una cena buona nel sapore e bella, come al solito, nella compagnia.

giovedì 17 dicembre 2015

Da Three Rivers al Deserto del Mojave per arrivare a Las Vegas

La sveglia suona presto. Ci aspetta una lunga giornata, i chilometri che ci separano da Las Vegas sono quasi 700. nel nostro percorso tagliamo fuori la Death Valley, sarebbero stato troppe le ore di viaggio.  Inizia il nostro viaggio. Fortunatamente il tempo meteo è buono. Certo il panorama comincia a diventare un pò più rado. Che cosa daremmo per un caffè da Starbucks. Sembra quasi un miraggio. Troviamo una piccola località, quasi sperduta tra le infinite strade americane. Si tratta di
Tehachapi. E qui troviamo il nostro caffè. Ci voleva proprio. C'è anche il wifi che per i ragazzi, il che  è molto importante. Veloce puntata al bagno e si riparte. Cerco di tirare il più possibile. La prossima fermata è dedicata al rifornimento e allo spuntino veloce. Lungo la strada troviamo la cittadina di Barstow. Non ci va di mangiare messicano, per cui optiamo per Pizza Hut. Incredibilmente la pizza è fatta con un impasto molto digeribile. Non ci regoliamo come al solito, per cui buona parte la portiamo via con il cartone. E con questi in mano, Mirco farà il suo trionfale ingresso al Bellagio a Las Vegas.
Ma ora si deve continuare il viaggio. Il deserto lambisce la strada. Il Mojave emana calore solo a guardarlo. Mi fermo e scendo per scattare qualche foto. la temperatura è quasi insopportabile. Il deserto del Mojave è la parte finale della Death Valley.
A piccoli passi ci stiamo avvicinando a Las Vegas, una cattedrale del gioco nel deserto. Intorno non c'è nulla.
Sembra di entrare in un grande parco giochi, con tantissime attrazioni. La Piramide all'ingresso e il traffico fanno da contorno al nostro arrivo.
Per arrivare al Bellagio impieghiamo un pò di tempo. Ci sono parecchi lavori. Verso le 18 arriviamo. C'e' una fila incredibile per entrare all'albergo. Però l'organizzazione è perfetta. Lasciamo la macchina al personale dell'albergo e dopo la solita problematica relativa alla prenotazione delle camere, riusciamo a prendere possesso delle nostre stanze.
Negozi e casinò sono la parte importante della struttura. Le prime luci della sera ci accompagnano.
Tutto incredibilmente finto  però fa parte del viaggio. Infatti una volta nella vita, se si intraprende un itinerario come lo abbiamo costruito noi, Las Vegas vale la fermata.E poi il fantastico centro commerciale o outlet, come li chiamano da queste parti, ci ha regalato prezzi da sogno. Saranno due giorni di stacco, prima di entrare nella parte finale  e più impegnativa del viaggio. La piscina del Bellagio ci rilasserà, prima di sperare di vincere qualcosa al tavolo verde.
Alla fine dei due giorni e con acquisti da paura, riprenderemo il nostro viaggio direzione Bryce Canyon.






lunedì 14 dicembre 2015

Ristorante "Miele e Peperoncino" - Largo Tuscolo 1 - Cerenova

E' un sabato sera, che si fa? Ma si, proviamo questo locale che si trova a Cerenova, a pochi chilometri da Roma città. Certo da fuori non sembra nulla di particolare, è vero che è buio abbastanza. Sembra un piccolo centro commerciale. Posteggiamo al benzinaio limitrofo, saliamo le scalette e ci troviamo all'ingresso.
Quasi tutti i tavoli sono occupati, fortunatamente avevamo prenotato.E un  bell'ambiente, molte ricordi di Londra appesi alle pareti. Su una lavagna sono scritti i piatti del giorno, non  presente nel menù.
e proprio il menù è molto simpatico nelle sue varie formule. Oltre ad avere una scelta di piatti per i vegetariani e, soprattutto, per coloro che soffrono di intolleranza al glutine,  ci sono menù interi, medi e mini. La formula è interessante  e il prezzo altrettanto.
Per cui la scelta cade su quello medio di mare. Antipasto sfizioso con  un assaggio particolare, cioè una crocchetta di patate con all'interno il rosso dell'uovo. Ma che buona. Ma ottimo  anche il pesce e il modo in cui viene cucinato.
Primo da applauso a scena aperta, gnocchi fatti in casa con broccoli e vongole. Piccanti al punto giusto e vongole veramente saporite. Logicamente un bel vino bianco ha accompagnato la nostra cena.
E per finire un dolce che è stata la degna chiusura della serata. Cioè waffel con nutella  e non ricordo altro, so solo che era eccezionale. Poi una bella grappa barricata e le chiacchiere piacevoli, hanno fatto in modo di essere noi gli ultimi avventori del locale.
Che dire, è stata proprio una bella sorpresa. Cerenova la frequento da parecchi anni, ma mai avrei immaginato che esistesse un cosi bel ristorante in questa zona.
Per cui sponsorizzato alla grande con gli amici.




venerdì 4 dicembre 2015

Ristorante "Cristallo di Neve" - Monte Livata- Subiaco - Roma

E' questo il panorama che si mostra ai nostri occhi dopo aver percorso i chilometri che ci dividono dal lavoro.
La giornata è stupenda, come il luogo dove degusteremo sapori veri e genuini, anche invecchiati dieci anni.
Questo posto lo ho scoperto io questa estate, da allora ne ho talmente parlato bene, che alla fine ci son dovuto tornare per forza, stavolta insieme a loro.
Dunque, da sinistra a destra, troviamo Camillo, Mauro, Gianluca e Peppe. La prossima volta saremo di più, ne sono sicuro.
Maurizio e signora ci aspettano. Siamo i primi e ci fanno accomodare all'interno, vicino alla stufetta. Nel frattempo fuori la temperatura diventa sempre più piacevole, anche grazie ad un sole bello e splendente.
Iniziamo il nostro pranzo con un antipasto per due, che va alla grande anche per quattro. Tanto per iniziare arriva un salamino al peperoncino spento, cioè non piccante.
Come inizio non c'è male. a seguire arriva mortadella con scaglie di tartufo, prosciutto di Parma, coppa, speck, salame spagnolo e cosi via. arrivano anche la ricotta con il miele e altri formaggi, gorgonzola compreso. Il vino è un rosso della toscana, un bel Chianti del 2013, della casa vinicola Baronti Aldo. si beve piacevolmente e accompagna molto bene le pietanze. certo iniziano a d arrivare anche altre persone e mangiano tutte fuori, al sole. A questo punto chiediamo se è possibile spostare anche noi alla luce del sole e in meno che in un attimo, abbiamo una tavola apparecchiata e un antipasto da terminare. Infatti al sole, io in maniche di camicia, si mangia molto meglio. Arrivano le verdure gratinate e, come degna conclusione, ecco la polenta in bianco con lo stinco di maiale. Senza parole, semplicemnte deliziosa.
Un pò di pausa prima di arrivare ai piatti seguenti è d'obbligo. sarà che è talmente bella giornata e la situazione, che il tempo passa velocemente tra una battuta e l'altra.
Si avvicina la signora e ci elenca cosa + presente in seguito, Peppe opta per gnocchi al ragù di cinghiale, Camillo gnocchi gorgonzola e tartufo, Gianluca salsiccia e patate al forno, mentre io mi accontento di gnocchi ai funghi porcini. Dico la verità ho fatto un pò di fatica a terminare, per cui ho deciso che la prossima volta vado direttamente ai primi e ai secondi. il dolce non c'entra proprio, siamo a posto. Cioè non proprio tutti, infatti Camillo e Peppe prendono la crostata.
Il sole comincia ad abbassarsi, per cui spostiamo il tavole per non perdere neanche gli ultimi bagliori. E ora deve avvenire quello che ci aspettavamo dall'inizio, cioè la discesa sul nostro tavolo da parte di Maurizio. Perchè proprio lui? perchè con lui arrivano distillati che sono uno dei punti di forza del locale. Qui solo distillati di qualità. E la sua passione per loro, coinvolge anche te, anche se non se un gran bevitore. Di noi quattro forse l'unico un pò meno bevitore è Peppe, ma con Maurizio anche lui si è dovuto aggiungere al gruppo dei bevitori. Per iniziare ci porta una grappa barricata, Regina dei Cuori. Buonissima, ma l'attesa è per il rhum. Basta alzare gli occhi all'interno del locale per scoprire quante specie ce ne sono. Di diversa provenienza e annata.
Iniziamo con il fatto che i calici vengono riempiti di acqua bollente, perchè il rhum va bevuto in questo modo. Don Papa Rhum è il primo della verticale. Proviene dalle Filippine, all'olfatto arriva il profumo della vaniglia. il secondo, quello che per noi avrebbe rappresentato la degna chiusura, è un XO. Proviene dalla Guadalupa, è ha un gusto meno dolce rispetto al Don papa, ma forse più aromatico. Noi quattro stiamo bene così, ma veniamo subito ripresi da Maurizio, il quale ci dice che una verticale va chiusa con il  Rhum più invecchiato. Il Malteco, proveniente dal Guatemala, ne è la degna chiusura. I sentori legnosi prevalgono su quelli dolci della vaniglia. Notare che due bottiglie erano nuove, per cui aperte solo per noi.
Cristallo di neve, si è dimostrato ancora una volta all'altezza delle aspettative. Ne sono rimasti tutti entusiasti e qualcuno ha deciso di ritornare con la famiglia, perchè il luogo è a dimensione umana.
Il prezzo è irrisorio, ma comunque 25 euro a testa, con tutto quello che abbiamo mangiato e bevuto, compreso caffè offerto, rendono questo locale il top della zona.